PORTUALITA': Depositato da Assoporti il ricorso contro l'Antitrust UE

• by Urbanistica, Infrastrutture e Portualità
  
• 31.mar.2021

Assoporti, l'associazione che raccoglie le 16 Autorità portuali che gestiscono i 57 porti italiani di rilievo nazionale, ha depositato il ricorso al Tribunale dell’Ue contro la decisione della Commissione Antitrust che, riconoscendo alle Autority lo status di enti economici in grado di produrre utili, ha imposto la tassazione delle concessioni e deli servizi erogati.

Il ricorso di Assoporti nasce in sostituzione du un analoga iniziativa - annunciata dall'ex Ministro Paola De Micheli  - che, però, non aveva trovato compimento per scadenza dei termini.

Il ricorso, che si sostanzia in un documento di circa  50 pagine,  fa istanza di annullamento della decisione della Commissione, andando a dimostrare come il ruolo che la legge attribuisce alle Autority, cioè quello di enti pubblici non economici di diretta emanazione dello Stato e tenuti al controllo contabile della Corte dei Conti, non configuri la fattispecie che la Commissione stessa ha ritenuto di individuare e dal quale è scaturita da relativa decisione.

Secondo quanto indicato nel ricorso, gli uffici della Commissione non hanno tenuto conto di alcuni aspetti sostanziali che caratterizzano l'impostazione itaoliana rispetto ad altre configurazioni presenti in diversi paesi UE:

• il regime giuridico dei beni gestiti dalle Autority è di tipo “demaniale” con sottrazione assoluta alla proprietà privata; tali beni possono appartenere solo allo Stato (o alle Regioni) e pertanto la loro messa a disposizioni ai concessionari esula dalla ricerca del profitto tipico delle attività economiche private, perseguendo invece al "più rilevante interesse pubblico”.
• I canoini che vengono versati alle AdSP non sono frutto di negoziazione ma stabiliti dalla legge. La scelta del concessionario è pertanto svincolata dall’ammontare del canone che lo stesso può offrire rispetto ad aspiranti concessionari concorrenti, ma è strettamente legato al magggior vantaggio dell'interesse pubblico che l'Autority può riconoscere in altri parametri (es. occupazione, traffici, ecc.);
• Al contrario di quanto sostenuto dalla Commisione (secondo la quale il canone è da considerarsi alla pari di una locazione, soggetta a tassazione), Assoporti riconosce alla Concessione lo ststus di "tassa" (pagata dal concessionario allo Stato, attraverso l'incasso operato dalle Autorità portuali).. Per un principio fiscale italiano - che non può essere bypassato - non può applicarsi una tassazione su una tassa;
• La Commissione, secondo Assoporti, assimila erroneamente la nozione di "proprietà pubblica" alla appartenenza organica e funzionale alla Pubblica Amministrazione e allo Stato. I gestori dei beni demaniali - le AdSP - sono inoltre soggetti che non possono fallire (esclusi dall’applicazione della legge fallimentare) e la loro eventuale esposizione debitoria, è debito dello Stato. La natura di enti organici allo Stato è poi rimarcata dal fatto che le AdSP sono tenute a perseguire la parità di bilancio, nell’ottica della salvaguardia dei conti pubblici ed in rispetto al Patto di Stabilità;
• Sulla presunta "concorrenza" che il sistema italiano potrebbe avere nei confronti di altri porti europei, il ricorso di Assoporti "ribalta" la prospettiva: negli altri Stati membri i soggetti che gestiscono i porti, o sono società per azioni che operano come imprese fornitrici di beni e servizi dietro remunerazione o - nei casi simili a quello italiano come in Francia ed in Belgio - la natura economica è confermata dall’assoggettamento ad Iva dei canoni. Assoporti, quindi, evidenzia la contemporanea sussistenza di situazioni difformi. Secondo un principio comunitario è vietato trattare in modo analogo situazioni che, invece, di presentano difformi. La giurisprudenza europea sancisce che, la distinzione tra attività economiche e non economiche, può dipendere da scelte di natura politica attuate liberamente dagli Stati membri. Se alcuni Stati hanno scelto per i propri porti un'impostazione di tipo economico, non può sussistere alcun vincolo ad analoga impostazione a carico di un altro Stato. Ogni eventuale forzatura in tal senso, violerebbe le norme di diritto primario, andando ad imporre - forzatamente - le.modalità con cui uno Stato attua una competenza esclusiva, quale quella in materia impositiva;

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