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Relazione del Presidente Andrea Gemignani all'assemblea generale del 12 luglio scorso

 

 

 

Inizia con questa Assemblea l’ultimo anno della mia presidenza. Nell’assumere l’incarico avevo lanciato alle Istituzioni e alle altre parti sociali la proposta di  lavorare “insieme” per lo sviluppo “condiviso” del territorio”, proponendo lo slogan “condividere per competere”.

 

 

Insieme ai Colleghi degli Organi Direttivi, abbiamo lavorato con questo obiettivo in un periodo complesso, nel quale la crisi economica globale e la recessione che ne è seguita, hanno amplificato le difficoltà già presenti e lasciato segni profondi sul territorio. 

 

 

Il Centro Studi Confindustria Nazionale rileva un calo della produzione industriale dello 0,2% nel mese di giugno su maggio di quest’anno, quando era stata stimata una variazione nulla sul mese precedente. Rispetto al picco pre-crisi di aprile 2008, il livello di attività rimane inferiore del 16,4%.

 

 

I segni profondi sul territorio , risultano nitidi dai dati ISTAT sul mercato del lavoro della nostra provincia relativi al 2010 :

 

 

- un tasso di disoccupazione in crescita, pari al 6,9% contro il 5,2% del 2009, superiore anche al tasso medio regionale, che si attesta al 6,1%;

 

 

- un tasso di disoccupazione giovanile del 36,7%, che ci colloca al primo posto tra le province toscane, addirittura circa 13 punti sopra la media regionale e 9 sopra la media italiana;

 

 

- in caduta il numero di occupati nell’Industria: - 9,6% rispetto al 2009;

 

 

- nell’ambito del comparto industriale, si riducono gli occupati del settore manifatturiero, - 6,9% sull’anno precedente. 

 

 

Sfavorevoli le dinamiche del mercato del lavoro locale, con un saldo negativo avviamenti/cessazioni a consuntivo d’anno: meno 161, che sprofonda a meno 682 per il settore industriale.

 

 

Ancor più critici i dati INPS sulle ore di Cassa Integrazione Guadagni relativi ai primi cinque mesi del 2011, quindi recentissimi, che dimostrano come la ripresa sia ancora lontana.

 

 

Da gennaio a maggio sono state autorizzate complessivamente, 2.086.198 ore di Cassa Integrazione, Ordinaria, Straordinaria ed in Deroga, superiori di oltre il 200% ai livelli pre-crisi del periodo gennaio – maggio 2008.  Oltre l’86% di queste ore sono state autorizzate per aziende del comparto industriale!

 

 

 

 

 

Dopo due anni e mezzo di crisi, continuiamo a registrare, con crescente preoccupazione, pesanti conseguenze; avevamo paventato un rischio deindustrializzazione che purtroppo da rischio è diventato realtà !.

 

 

Fortunatamente, è di pochissimi giorni la notizia dell’accordo raggiunto, con grande soddisfazione di tutti, per lo stabilimento Severstal Lucchini di Piombino.

 

 

Scongiurato il rischio di commissariamento, adesso occorre elaborare rapidamente una strategia di rilancio della produzione, in modo da utilizzare il tempo accordato, per guardare al futuro.

 

 

Le prossime settimane saranno cruciali, nel frattempo le nostre aziende dell’indotto, ci auguriamo che possano riprendere ossigeno per le rispettive situazioni finanziarie. A tale proposito devo dare atto a tutti i Colleghi che a vario titolo si trovano interessati alle sorti delle acciaierie, di aver dimostrato capacità e responsabilità nel corso del lungo periodo di crisi. Così come, devo dare atto e ringraziare le Istituzioni locali e la Regione per il lavoro fatto, d’intesa con il Sottosegretario Stefano Saglia, per la tenacia e la capacità con cui è stata condotta tutta la vicenda.

 

 

La situazione generale resta, tuttavia, di una tale gravità, che sarebbe irresponsabile sottovalutare o genericizzare, per cui s’impone una urgente ed approfondita riflessione su possibili ipotesi di reindustrializzazione. Tale verifica è particolarmente difficile per la diversità di caratteristiche dei comparti industriali che più di altri sono attanagliati dalla crisi.

 

 

Proprio per questo, non è francamente possibile  tollerare ancora  i pregiudizi  nei confronti dello sviluppo industriale.

 

 

Pare,infatti, non esserci piena consapevolezza del ruolo fondamentale svolto dal manifatturiero nella produzione di reddito e occupazione, in sostanza, nel riconoscere il manifatturiero come  il principale motore della crescita dell’intera economia.

 

 

Dall’Industria originano i margini di produttività di tutto il sistema economico, si creano posti di lavoro numericamente rilevanti, mediamente più qualificati e meglio remunerati; nell’Industria si effettua la maggior parte della ricerca applicata e di base e dal solo comparto manifatturiero proviene il 78% degli incassi ottenuti dalle esportazioni, che servono a finanziare le importazioni di beni e servizi, energia compresa.

 

 

Ciononostante, quante volte nelle nostre Assemblee abbiamo dovuto rimarcare le occasioni perdute per nuovi investimenti, per il tempo e le risorse impegnate in progetti e programmi che poi, alla fine di estenuanti quanto inutili istruttorie , non hanno trovato attuazione !

 

 

Quanto ancora siamo lontani dal concordare, incondizionatamente, che il manifatturiero è veicolo di investimenti, occupazione e prospettive future!

 

 

 

 

 

Se questo è lo scenario sul fronte della produzione industriale, non meno preoccupante è la situazione dell’altro importante volano dell’economia provinciale, rappresentato dalle  attività portuali, rispetto alle quali è urgente prevedere una seria e determinata azione di riposizionamento, per evitare che l’emorragia di importanti traffici prosegua.

 

 

Dati alla mano, il Porto di Livorno continua a perdere competitività. Nonostante il recupero in tonnellate nella movimentazione complessiva sul 2009, siamo ancora lontani dai livelli pre – crisi del 2008: - 11% è il consuntivo della movimentazione complessiva del 2010 sul 2008.

 

 

 

 

 

L’organizzazione del lavoro, il rispetto delle regole, la certezza dell’applicazione delle norme, un’ attenta attività di governance sono la base indispensabile per il riposizionamento di tutta la filiera delle attività portuali.

 

 

 

 

 

La continua distorsione della concorrenza e del mercato,  se non corretta , continuerà a produrre profondi guasti nel tessuto economico.

 

 

 

 

 

Per recuperare efficacia e competitività, occorre uno sforzo straordinario di disponibilità reciproca da parte di tutti gli interlocutori, innovativo e senza tatticismi né schermaglie politiche,  aprendo   un confronto  e non un conflitto !

 

 

 

 

 

Ho definito innovativa, forse dovrei dire inconsueta, tale modalità, per sottolineare la consapevolezza che si tratterebbe di un mutamento storico rispetto agli approcci difensivi, orientati soltanto al “giorno per giorno”, alla “cattura” di un piazzale, di una  banchina o di un contratto a proprio vantaggio.

 

 

 

 

 

Siamo convinti che, data la situazione, non esistano molte alternative se non quella di orientarci tutti alla collaborazione: l’entità dei danni derivanti dall’aggravamento delle emergenze degli ultimi tempi, finirebbero per ripercuotersi su tutto il sistema logistico.

 

 

 

 

 

Ciò detto, occorre procedere su binari paralleli, dando corso speditamente alla definizione degli strumenti di pianificazione, proiettati al medio lungo termine, non tralasciando però di individuare, con cura e realismo economico, attività e progetti adeguati a garantire il possibile consolidamento dell’esistente, sia per Livorno che per Piombino.

 

 

 

 

 

In tema di armonizzazione, i Porti di Livorno e di Piombino,  potrebbero essere integrati meglio, non avendo alcun conflitto d’interesse rispetto ai traffici.

 

 

 

 

 

Sommando le rispettive potenzialità, potrebbe scaturirne un  sistema operativo con un livello di offerta senza dubbio potenziato, sia in tema di traffici sia in termini di spazi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per completare la panoramica, si registrano alcune criticità riguardanti il ruolo del Porto di Piombino, dove i ritardi della privatizzazione della Toremar fanno temere ripercussioni negative per quanto attiene alla continuità territoriale. Inoltre, l’annullamento della gara per l’aeroporto dell’Elba e gli avvenimenti collegati, accentuano i timori anche sul fronte della continuità territoriale aerea attesa da anni, per un adeguato supporto al turismo ed all’economia elbana .

 

 

 

 

 

D’altro canto, lo strettissimo nesso esistente tra Porti e territorio, impone di equilibrare lo sviluppo delle attività legate alla filiera della logistica, ma non solo.

 

 

 

 

 

Basti pensare alle nuove prospettive derivanti dai sorprendenti risultati del turismo crocieristico, cosi’ come della  cantieristica . Ci vorrà, quindi, molta cura per riuscire ad armonizzare i settori emergenti con quelli tradizionali, per tutelare il patrimonio che complessivamente  rappresentano nell’economia del territorio.

 

 

 

 

 

Tutte queste tematiche troveranno certamente utili  approfondimenti nella Tavola Rotonda che seguirà, data l’autorevolezza dei protagonisti.

 

 

 

 

 

Sempre nell’ambito dello scenario generale, relativamente ai fattori di attrattività della nostra provincia, più volte abbiamo richiamato la necessità di rimuovere criticità endemiche per quanto riguarda le utilities.

 

 

 

 

 

Purtroppo dobbiamo registrare che la situazione non ha avuto nessun cambiamento sostanziale da quando ne parlammo nelle precedenti nostre assemblee e conseguentemente  è peggiorata!

 

 

 

 

 

L’esempio più eclatante di tutto questo è rappresentato dalla gestione dei rifiuti.

 

 

 

 

 

Questo tema costituisce uno dei principali fattori che frenano le possibilità di sviluppo delle imprese e la competitività della nostra provincia, a causa delle difficoltà e degli alti costi di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali.

 

 

 

 

 

Invece, alla cronica carenza di impianti destinati al trattamento degli “speciali” si accompagna l'inerzia rispetto all’approntamento di un piano industriale, idoneo alla realizzazione degli impianti necessari.

 

 

 

 

 

A questo si aggiunge la sensazione che le aziende private che operano correttamente e legittimamente in questo comparto, siano spesso viste come soggetti scomodi, come la vicenda, mal gestita, dell'impianto di Monte La Poggia, dove di fatto è  impedito  il regolare esercizio delle attività.

 

 

 

 

 

Il combinato disposto delle normative nazionali e regionali sugli ATO, non fa altro che rendere ancora più complicata la situazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’analisi di queste problematiche è impossibile non accennare all’anacronismo ed al volume di contraddizioni aggiuntive derivanti dagli esiti referendari.

 

 

 

 

 

La prevalenza del fronte del SI’ nei due referendum sull’acqua, rischia di bloccare gli investimenti per la mancanza di chiarezza su come questi devono essere sostenuti. Senza contare le pesanti conseguenze sulle aziende di gestione, i lavoratori del settore e le tante imprese che lavorano nell’indotto, poiché il servizio idrico e tutte le opere ad esso connesse, rappresentano una delle principali “industrie” della nostra Regione.

 

 

 

 

 

Il contraccolpo derivante dell’esito del referendum, si riflette inevitabilmente anche sulla qualità del servizio: pensiamo ad esempio a Piombino ed all’ingente investimento necessario perché l’acqua sia “giuridicamente potabile”, adeguando i livelli di boro. E’ impensabile che un investimento da 20 milioni di euro possa essere sostenuto dalle casse municipali, già asciutte e sottoposte ai vincoli del patto di stabilità!

 

 

 

 

 

E’ necessaria una pronta definizione degli aspetti normativi legati alle tariffe: gli iter legislativi regionali devono potersi fluidificare, attraverso l’adozione di norme idonee per conferire alla Regione poteri sostitutivi.

 

 

 

 

 

Una condizione non più di crisi economica ma di vera e propria emergenza, non può essere affrontata con rassegnazione e fatalismo, come sembra accadere rispetto alla proliferazione quasi settimanale di Comitati “contro qualcosa” ! Non possiamo restare ingessati dalla trappola del consenso, dalla logica del “ non far fare” , da parte di chi è pregiudizialmente  contrario allo sviluppo del territorio ed agli investimenti, finendo così per pregiudicare il benessere generale e soprattutto il futuro dei giovani!

 

 

 

 

 

Non si tratta di intraprendere crociate su malintesi sensi di democrazia partecipata o meno, ma di essere consapevoli che l’interesse generale ed il bene comune si articolano attraverso tutti gli strati sociali, di cui fanno parte legittimamente ed a pieno titolo anche  gli Imprenditori ed i Lavoratori delle nostre aziende.

 

 

 

 

 

Ha senso parlare di Marketing Territoriale considerato il groviglio di competenze e ricorsi che trasformano ogni progetto d’investimento in una corsa ad ostacoli ?

 

 

 

 

 

Dal confronto fra i principali fattori di attrattività sui quali i Paesi europei puntano per la promozione del territorio e l’attrazione degli investimenti, emerge il gap competitivo che posiziona l’Italia all’80° posto, su 183 Paesi, nella classifica della capacità di attrarre investimenti.

 

 

 

 

 

Ciò è determinato in gran parte dall’eccessiva imposizione fiscale, dalla burocrazia, dai costi di avviamento  per un’impresa, dai costi per l’energia, da un’eccessiva regolamentazione del mercato del lavoro, ma più in generale dalla percezione della mancanza di politiche industriali, a tutti i livelli, che favorisca gli insediamenti .

 

 

 

 

 

Ciò si traduce, nelle “criticità di sistema” del nostro territorio,  che non ci stancheremo di ribadire : anzitutto i tempi e le procedure per le autorizzazioni, per le quali scontiamo pesanti gap verso gli altri Paesi europei, senza contare poi la questione dei SIN; quella dei rifiuti ; i costi energetici; le infrastrutture; la disponibilità di aree industriali dimensionate alle esigenze del sistema produttivo. 

 

 

 

 

 

Il problema è che si continua a parlare di MK territoriale, ma di fatto non ci sono interventi e cambiamenti che oggettivamente mettano in condizione il territorio di essere attrattivo e competitivo.

 

 

 

 

 

Sarebbe auspicabile, che la proposta innovativa avanzata dal Presidente Rossi a conclusione del Forum che organizzammo a Castiglioncello sulle aziende multinazionali, di strutturare una task force regionale per il consolidamento e lo sviluppo di investimenti multinazionali, potesse trovare effettiva attuazione, specialmente per quanto riguarda i tempi di valutazione e risposta per progetti di nuovi insediamenti produttivi.

 

 

 

 

 

Mentre, in tema di infrastrutture, le scarse  novità degli ultimi tempi,  derivano da decenni di contenziosi e rinvii di ogni genere.

 

 

 

 

 

E’ del tutto inutile riproporre l’elenco delle lacune in tema di infrastrutture, basti per tutte la vicenda sconcertante del Lotto Zero !

 

 

 

 

 

Nonostante l’analisi cruda sotto gli occhi di tutti, il senso di responsabilità dei rispettivi ruoli , sia come soggetti privati sia come soggetti pubblici, impongono la ricerca di un metodo nuovo di relazioni istituzionali, accrescendo adeguatamente la capacità di dialogo, indispensabile affinché le attività di programmazione e di pianificazione, siano occasioni di effettiva collaborazione.

 

 

 

 

 

Si tratta di promuovere un assetto di “collaborazione condivisa” tra Imprenditori ed Istituzioni, che tenga saldamente presenti i “fondamentali” delle corrette relazioni istituzionali, per costruire progetti realmente “interattivi” tra gli Enti Locali, i Comuni  e le componenti private.

 

 

 

 

 

Insomma ! Occorrono norme straordinarie che, unitamente ad un metodo più concreto, facciano riacquisire competitività, anche alla luce dei recenti sconvolgimenti che stanno modificando lo scenario geopolitico del Nord Africa.

 

 

 

 

 

Questi avvenimenti, insieme agli esiti del referendum sul nucleare, ci impongono più che mai di inserire il tema dell’Energia tra le “priorità”, sia a livello nazionale che locale.

 

 

 

 

 

E’, anche questa, “un’emergenza” che non può essere affrontata con le consuete schermaglie in sterili dibattiti, ai quali la politica ci ha abituato.

 

 

 

 

 

Risulta indispensabile uno sforzo comune per diffondere la cultura energetica ed ambientalmente sostenibile, consapevoli che dall’energia e dalle politiche industriali ad essa collegate, dipende gran parte del nostro presente e dello sviluppo economico futuro.

 

 

 

 

 

E’ inutile ripetere che la domanda di energia non conosce rallentamenti, quando è ampiamente noto che  il nostro sistema economico ed industriale dipende sostanzialmente dall’estero.

 

 

 

 

 

Tanto più  in seguito ai negativi esiti referendari sul nucleare, è accresciuta l’esigenza di ridurre i rischi della dipendenza da fonti estere e da idrocarburi,  e rendere più stabile il prezzo delle forniture.  

 

 

 

 

 

Il nostro Paese, nel panorama europeo, è quello che paga  di più l’energia elettrica, poiché  dentro le voci che compongono la tariffa, sono inclusi tutti i costi legati alle forme di incentivazione alle energie alternative, che a vario titolo sono state introdotte negli anni.

 

 

 

 

 

Ben vengano,  gli incentivi, ma è sempre opportuno ricordare che si tratta di risorse  “pagate” dal sistema industriale e civile, quindi devono essere la conseguenza di  politiche energetiche oculate, capaci di innescare processi virtuosi di crescita, e non trasformarsi in strumenti per operazioni di natura speculativa !

 

 

 

 

 

Dopo la scelta del “no al nucleare”, dobbiamo interrogarci sul futuro della nostra competitività globale, ricordando che la salvaguardia dell’occupazione, passa anzitutto dalla tutela della performance delle aziende ! Ed il nostro  sistema industriale è caratterizzato da imprese fortemente energivore, spesso multinazionali, che risultano perdenti nei processi di benchmarking interni ai Gruppi di appartenenza, per i deficit di competitività dovuti, proprio , al costo della “bolletta energetica”.

 

 

 

 

 

La politica può e deve operare scelte, che consentano  al sistema industriale di avere certezze sulla redditività degli investimenti, pur considerando un misurabile “rischio di impresa”, essendo inaccettabile che tale rischio debba prevedere il mutamento continuo delle regole.

 

 

 

 

 

Passiamo adesso ad esaminare i temi relativi al credito e alla finanza d’impresa , inseriti tra gli obiettivi prioritari del mio mandato, con l’obiettivo di attenuare le criticità nell’accesso al credito da parte delle imprese.

 

 

 

 

 

Per favorire  la diffusione e la sedimentazione delle buone prassi individuate nei due anni di lavoro congiunto con  Istituti di credito e Università, abbiamo realizzato il “Vademecum sui rapporti Banche/Imprese”; un prontuario di consigli utili per il  miglioramento del rapporto tra aziende e le banche . Il dossier  sarà presto on line sul nostro portale, accessibile a tutte le Aziende associate, alle quali verrà illustrato in uno specifico evento, subito dopo l’estate.

 

 

 

 

 

Nei nostri appuntamenti annuali, non è mai mancato un passaggio riferito alle relazioni sindacali.

 

 

 

 

 

Rappresentano, francamente, uno dei pochi elementi positivi del dialogo sociale e ciò ha consentito di evitare conseguenze ancora più drammatiche alle numerose crisi aziendali che si sono succedute.

 

 

 

 

 

Con l’accordo del 28 giugno scorso, siglato da Confindustria e Sindacati confederali in tema di rappresentanza ed esigibilità della contrattazione collettiva aziendale, si completa l’impianto degli assetti della contrattazione, definito con l’accordo interconfederale del 15 aprile 2009.

 

 

 

 

 

L’obiettivo di Confindustria era  di dare risposta alla diffusa richiesta , di avere maggiore certezza circa i soggetti ed i contenuti della contrattazione collettiva aziendale.

 

 

 

 

 

L’accordo si muove lungo tre linee di intervento: la misurazione della rappresentatività dei sindacati; il tema dell’effettività, dell’efficacia e dell’esigibilità della contrattazione aziendale; le clausole di tregua sindacale.

 

 

 

 

 

Su queste linee si è ricomposta l’unità delle sigle sindacali, garantendo alle imprese quelle certezze indispensabili per stare al passo con la competizione internazionale.

 

 

 

 

 

E’ interesse di tutti, che siano le parti stesse a definire tra di loro, le regole in base alle quali gli accordi possono essere sottoscritti a maggioranza, senza indeterminatezze e conseguenti conflitti, evitando  così la via giudiziaria.

 

 

 

 

 

Sul nostro territorio, abbiamo già avuto esempi analoghi, con intese condivise  rivolte a salvaguardare efficienza e produttività, tra l’altro costruite in tempi precedenti al dibattito innescato con l’accordo di Pomigliano.

 

 

 

 

 

Ciò denota la buona qualità delle relazioni industriali di cui parlavo, che rappresentano uno degli asset più significativi per l’attrattività degli investimenti, ma certamente non insufficiente in assenza di ulteriori asset , altrettanto indispensabili.

 

 

 

 

 

In apertura, ho ricordato i dati preoccupanti sul rapporto tra giovani e mercato del lavoro.

 

 

 

 

 

Le giovani generazioni che si affacciano al mondo del lavoro sono al centro di una linea strategica di progettualità e di azioni ,condotta con la collaborazione del nostro Gruppo Giovani Imprenditori.

 

 

 

 

 

Ciò perché è in gioco il futuro delle nostre imprese, ma anche per il dovere che abbiamo nei confronti dei giovani di garantire loro un futuro che, coniugando diritti e doveri, ambizioni e responsabilità, merito e competenza, possa ricostruire la fiducia.

 

 

 

 

 

Tra i vari progetti, “La Tua Idea d’Impresa”, che si è appena concluso, con l’adesione di 4 Istituti Scolastici Superiori , con 6 classi, per un totale di 100 studenti. I ragazzi avevano il compito di realizzare, come imprenditori in erba, la loro “idea di impresa”, con il tutoraggio e la vicinanza via web di  Confindustria Livorno.

 

 

 

 

 

Nella stessa direzione si stanno muovendo altre iniziative: dal Protocollo d’Intesa siglato con l’Ufficio Scolastico Provinciale per  favorire un raccordo sempre più stretto  tra Scuole e sistema produttivo, al significativo traguardo rappresentato dallo start up della Fondazione ITS a Rosignano per la specializzazione post diploma di tecnici per le manutenzioni industriali.  

 

 

 

 

 

Diffondere la cultura tecnica e il sapere scientifico nei programmi, scolatici ed universitari, è il nostro obiettivo, per contribuire a creare un sistema formativo avanzato e di qualità, che premi merito e capacità degli studenti e dei docenti.

 

 

 

 

 

Questo comporta che anche la politica e le Istituzioni si mettano in gioco fino in fondo, per promuovere  una modernizzazione delle relazioni che consenta, al pubblico ed al privato, di coprire i rispettivi ruoli.  

 

 

 

 

 

 La meritocrazia, insieme alla legittima aspettativa che “l’ ascensore sociale” si metta in movimento, la certezza che studi seri, una buona preparazione e l’acquisizione di competenze, diano garanzia di occupazione e di lavoro stabile, rappresentano la sfida più importante che come Imprenditori siamo tenuti a disputare .

 

 

 

 

 

 

 

 

Non possiamo pensare che una riforma capace di portare  mutamenti sostanziali all’assetto socio-economico, possa provenire dallo Stato centrale.

 

 

 

 

 

Un riforma reale ed efficace deve partire dal basso, per rilanciare i territori, promuovendone le potenzialità. Dobbiamo avere il coraggio di fare cose nuove, anche se difficili o scomode.

 

 

 

 

 

Dobbiamo guardare in faccia alla realtà e dire alle persone , con franchezza, che mentre il mondo  cambia, non serve resistere al cambiamento, per salvaguardare rendite di posizione ed assistenzialismo.

 

 

 

 

 

Resistere, ci fa perdere tempo prezioso, oltre a quello già perso !

 

 

 

 

 

Rilanciamo le cose che funzionano bene e utilizziamo meglio le nostre eccellenze, che non sono poche, con progetti che mettano in rete le Aziende .

 

 

 

 

 

In questo modo, attraverso una efficace regia della Regione, con risorse canalizzate, potranno essere conseguiti risultati di valore, in grado di accrescere  le potenzialità dei comparti produttivi.

 

 

 

 

 

Dobbiamo rinnovare entusiasmo e creatività, continuare a lavorare ed investire, confidando  nel riconoscimento del valore che esprimiamo , con l’obiettivo comune di far crescere imprese e territorio, integrando conoscenze e competenze, condividendo esperienze e storie d’eccellenza.

 

 

 

 

 

Ciò che facciamo e ci impegneremo a fare, è mettere in gioco pienamente le nostre capacità e la nostra responsabilità.

 

 

 

 

 

E’ una sfida impegnativa, per la quale stiamo lavorando insieme a tutta la squadra della Governance , che voglio ringraziare  per la disponibilità e l’esperienza, così come voglio ringraziare il Direttore e tutto lo Staff della nostra Associazione, per affiancarci , con  capacità e professionalità.

 

 

 

 

 

Essere Imprenditori, significa anche restituire al territorio parte di ciò che abbiamo ricevuto, per farlo crescere e consentirgli di affrontare nuove sfide.

 

 

Su queste basi il nostro impegno non mancherà !!

 

 

 

 

 

 

 


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